Intendiamo spalancare questo nuovo balcon L’ANGOLO VERDE per ospitare
tutti i contributi (scritti e fotografici) relativi ai problemi AMBIENTALI
che riguardano la Carnia. Chiunque è sensibilizzato su questo tema, potrà
trovare qui lo spazio adeguato per esporre le proprie idee e le proprie
scoperte (o riscoperte) inerenti alla Carnia. Il primo di questi contributi
proviene dalla Valle del But, dove il tema ambientalistico è stato ultimamente
assai dibattuto.
Dicembre 2003
Alfio
Englaro
Gli
interventi da n. 21 a n. 31
- QUEI SELVAGGI DI CARNICI
- CARNIA
ACQUE
- ARCO
IN CIELO
- Elettrodotto:
cui prodest?
- 16
dicembre 2005: la Carnia s'è desta!
- 16-12-05:
io c'ero!
- Assessore
Sonego in CMC
- Un
elettrodotto per la Carnia
- Un elettrodotto senza fine: la grande manifestazione di Paluzza 13.11.2010
- Nuova manifestazione a Tolmezzo (15.1.2011)
- SECAB per l'Alto But
Secondo gruppo
interventi (da n. 11 a n. 20)
- Delibera
comune di Gemona contro Elettrodotto
- Manifestazione
a Paluzza del 30 aprile 2005
- Un
serio pericolo per la nostra vallata
- Paluzza
contro l'elettrodotto
- Uno
storico 4 novembre
- Petizione
del Comitato Alto But
- Elettrodotto:
a Roma rinviata la conferenza di servizi
- Un
intervento dal nostro FORUM
- Presentata
la Petizione del Comitato contro l'Elettrodotto
- L'elettrodotto
in 25 diapositive
Primo gruppo
interventi (da n. 1 a n. 10)
- Ambientalisti contro SECAB
- SECAB Nuova centralina idrolettrica a Noiaris
(Sutrio)
- Un elettrodotto che nessuno vuole
- Com'era verde la mia valle
- Carnia
unita contro l'elettrodotto
- Carnia
sfregiata
- Cavallo
di Troia
- Elettrodotto:
inizio della protesta
- Elettrodotto:
manifestazioni di protesta
- Elettrodotto:
presentazione del progetto in 12 diapositive
21.
QUEI SELVAGGI DI CARNICI
FERMERANNO
L’ELETTRODOTTO
Non riesco
a capire perché le richieste dei Carnici siano
considerate dei perenni piagnistei mentre
in altre parti della regione o d’Italia le stesse richieste
si trasformino in giuste prese di coscienza e in sacrosanti
diritti.
Forse
ciò è dovuto all’indole riservata del popolo carnico che lo spinge
ad assumere, anche nelle giuste rivendicazioni, un atteggiamento sempre educato
e rispettoso delle elementari norme di educazione e di civile convivenza,
oltre che legislative.
Ma cosa vogliono questi Carnici, questi indigeni che vivono (come si evince
nel progetto dell’elettrodotto Würmlach-Somplago) nella zona montuosa, impervia
e isolata delle vallate montane?
Questi ‘selvaggi’ da
secoli vivono in questa terra e chiedono solamente di poter continuare
a disporre del proprio territorio, del proprio ambiente, delle
proprie risorse.
Se sono
sorti come funghi comitati spontanei a difesa delle acque, del
territorio, degli usi civici, ecc. significa che la
fiducia riposta negli amministratori, eletti ai vari livelli, è stata
tradita;significa che deve finire la depredazione e lo sfruttamento
del territorio della Carnia.
Dal furto
delle acque della SADE e relativi danni ambientali fino alle recenti chiusure di fabbriche dopo
il prosciugamento dei contributi, passando per le vincolanti servitù della SIOT e
dell’autostrada, gli esempi non mancano
e sono tuttora ben visibili. Troppi politici, agli interessi della
propria gente, antepongono le direttive
del partito per timore di porre a repentaglio il fruttuoso
appoggio del proprio fondoschiena. La Carnia non può andar bene solo
quando scende in piazza attirando ovunque consensi con il suo folclore,
con i piatti tipici, con il ricco patrimonio di tradizioni, usi e costumi
conservati nonostante la massificazione imperante. L’altra faccia della
Carnia che chiede rispetto, dignità e futuro (quella
che in poche parole chiede di vivere) è indigesta, dà fastidio
ai politici e al mondo di coloro che ne vorrebbero fare
nuova terra di conquista per i propri interessi.
I selvaggi della montagna carnica hanno deciso di difendere il proprio
territorio dai nuovi predatori e da coloro che vedono lo sviluppo
della Carnia solo attraverso la deformata lente del proprio ed esclusivo tornaconto
economico. Il comitato spontaneo contro i nuovi elettrodotti,
che alla faccia del progresso porteranno lo scempio
nel paesaggio oltre che minare la salute dei carnici, è formato
da giovani che hanno preso a
cuore il futuro della propria terra, consci dei valori di storia
in essa racchiusi e conservati, si riconoscono in essa e vogliono consegnarla
integra ai loro figli. Si sono documentati coinvolgendo tecnici
e specialisti; da mesi ogni settimana visitano una comunità dove
spiegano compiutamente (ma non dovrebbe essere questo il compito delle
istituzioni?) in affollati incontri, i rischi (ambientali e sulla salute)
che i progettati elettrodotti possono provocare. Hanno allacciato contatti con
altri comitati (regionali e oltre confine), hanno raccolto l’appoggio
di numerose associazioni culturali e non, hanno ridestato l’interesse dei Carnici per la propria terra. Non
protesta ma richiesta di serie alternative, partecipazione alle
scelte, rispetto della dignità delle persone. Forse è il caso
di prenderli sul serio.
Celestino
VEZZI
Arta Terme
22.
CHIARE FRESCHE ET DOLCI
ACQUE DI CARNIA O… “CARNIA ACQUE”?
Martedì 8 novembre 2005 a Paluzza, presso la sala
S. Giacomo (questo santo può a buon diritto ormai arrogarsi definitivamente
il patrocinio e la tutela della Carnia) si è svolta una importante
riunione, purtroppo non molto partecipata, avente per tema il PROBLEMA ACQUA POTABILE, promossa da Franceschino BARAZZUTTI, ex
consigliere regionale del PDUP-Manifesto, già sindaco di Cavazzo
per 15 anni ed attualmente esponente di spicco dei VERDI AMBIENTALISTI di Carnia, difensore-promotore
assoluto della nostra acqua, con punte di polemica fin troppo
esasperata nel recente passato (vedi l’ annosa diatriba perfino con
la SECAB, società idroelettrica cooperativa alto but).
Il relatore, fornito di ampia documentazione, ha illustrato
a grandi linee la storia degli acquedotti
in Carnia, soffermandosi soprattutto sulla situazione attuale
in cui, pur tra enormi difficoltà, esiste una rete idrica comunale
o intercomunale che, tranne rarissime eccezioni, soddisfa pienamente
le esigenze della popolazione. La legge Galli del 1994 ha però virtualmente posto
fine alle gestioni singole della distribuzione dell’acqua, imponendo
la creazione di un gestore centralizzato
ed unico per ogni provincia o regione. La Regione FVG nel
frattempo, che, pur avendo disatteso la legge Galli, non è stata per
questo commissariata, avrebbe ultimamente imposto, mediante
forzature e dubbie moral suasion, a tutti i comuni carnici di
aderire a questo progetto centralistico, facendo balenare: risparmi,
gestione migliore, migliore futuro…
Barazzutti, dopo aver criticato duramente il governatore Illy per questo atteggiamento neo-colonialistico nei confronti
della Carnia, ha sostenuto che CARNIA
ACQUE sarebbe un ennesimo carrozzone politico (con tanto
di presidente, vice, consiglieri di amministrazione, direttore
generale, direttori di servizi…), insomma un nuovo apparato burocratico,
difficilmente adattabile alla realtà di Carnia (attualmente
l’ufficio di Tolmezzo è aperto due volte alla settimana, dalle
10 alle 12,30, con ovvie ripercussioni sugli utenti più disagiati,
quelli maggiormente lontani); di CARNIA ACQUE si potrebbe fare a meno, ottimizzando l’esistente nei
vari comuni o nei consorzi già funzionanti (come l’acquedotto della
Valle del But). Barazzutti ha affermato poi che l’acqua sarà il
bene strategico per eccellenza nei prossimi decenni, di cui ci
sarà sempre maggiore bisogno: per questo si sta creando un business,
per sottrarre acqua alla Carnia e rivenderla altrove (Illy e Galan, governatore del Veneto, avrebbero già stilato
un accordo per gestire insieme l’acqua delle due regioni mediante
un unico gestore, per cui CARNIA ACQUE non sarebbe altro che un
temporaneo cavallo di Troia per
rabbonire la Carnia!). Barazzutti ha poi portato l’esempio
della Bassa Friulana, ricca di fontanili e risorgive, in cui moltissimi
comuni non hanno voluto aderire al progetto regionale centralizzato
ed hanno duramente manifestato contro una imposizione legislativa
che sarebbe andata a ledere i loro diritti: di fronte a tale atteggiamento, Travanut (già presidente
della Regione FVG e ora consigliere regionale DS) avrebbe
fatto in modo di rifiutare il gestore unico in ampie zone del suo
Collegio elettorale (Cervignano). “Perché non
può essere fatto così anche in Carnia?” si è chiesto
Barazzutti. E ancora: “Perché non si è voluto realizzare l’ipotesi,
prospettata dal consigliere regionale Paolo Ciani (AN),
che prevedeva l’istituzione dell’ AMBITO
MONTAGNA?” si è ancora domandato senza peli sulla lingua
Barazzutti, ipotesi che avrebbe consentito di gestire in loco le
nostre acque. Molte altre domande si è ancora posto Barazzutti
(i nostri cittadini-utenti dovranno redigere un altro costoso contratto
con Carnia Acque? I montanari dovranno scendere tutti a Tolmezzo
per ogni questione relativa alla propria acqua?…) ed ha alla fine
concluso con una critica estremamente chiara e precisa anche nei
confronti del consigliere regionale carnico Renzo PETRIS (DS) (sempre
assente, assieme agli altri 2 consiglieri regionali carnici
Antonio Martini e Patrizia Della Pietra in tutte le varie assemblee
finora svoltesi nei vari paesi, aventi per tema l’elettrodotto
o le acque) per un suo articolo comparso su un quotidiano
locale il 17 agosto scorso dal titolo “Un patto sociale”, nel quale
sostanzialmente Petris prende le difese dei progetti di Illy, definito
invece da Barazzutti un sovrano assoluto, la cui azione politica è ormai
sempre più invisa ai carnici non iscritti ai partiti
Pausa per alcune domande retoriche, orecchiate
in sala e fuori, alcune delle quali magicamente ricomparse sul quotidiano
locale il 16 novembre 05, sotto il titolo “La gente di Carnia protesta
per non essere sbranata”: “Che ci
guadagna la sinistra ad andare al potere per poi svolgere una politica
di destra? Perché ci tocca stare con il capitalista Illy? Se la Regione
FVG fosse amministrata dal centro-destra, come ci comporteremmo? Perché non
abbiamo più coraggio? Perché i nostri consiglieri regionali non si
sono mai visti? I nostri consiglieri regionali rappresentano la Carnia
a Trieste, oppure Trieste in Carnia?”.
Ha preso quindi la parola Diego Carpendo (Margherita) presidente
di CARNIA ACQUE, inaspettatamente presente alla serata,
il quale ha tracciato un profilo di questa neonata Società. Questa
SpA comprende oltre 40 soci: tutti i 28 comuni di Carnia,
tranne Paularo (molti dei quali avrebbero aderito non “con la pistola
puntata alle tempia” come aveva insinuato Barazzutti, ma sponte
sua e dopo adeguata informazione), tutti i Comuni della Valcanale-Canal
del Ferro, i comuni della pedemontana (tranne Gemona),
le due Comunità Montane, i due BIM e l’AMGA di
Udine (la municipalizzata del gas: ?). (Proprio un
ampio schieramento, quasi lo stesso, guarda caso, che NON ha
voluto però la Provincia della Montagna. E già questo comincia
a puzzare… Perché la Provincia NO e
CARNIA ACQUE SI? Come mai l’Alto Friuli, sempre
polemicamente contrario alla Carnia, accetta ora invece proprio questa denominazione?).
Oltre sei anni fa, quasi per aggirare o attutire la legge Galli, è nata
questa Società SpA, il cui intento sarebbe stato quello di sottrarsi
in un certo qual modo alla esautorazione da parte della Regione
e dello Stato dalla gestione dell’acqua, per tentare di gestirla
in proprio. Finora fanno parte attiva di questa SpA già sei comuni
tra cui Tolmezzo e Tarvisio; gli altri hanno tempo di formalizzare
l’adesione fino al dicembre 2006. CARNIA
ACQUE sarebbe (secondo il suo presidente Carpendo) un concreto
e intelligente tentativo per fare restare in loco la gestione delle
nostre acque. Vi sarebbe poi il problema dei depuratori,
non tutti a norma, che cadrebbero sotto la gestione collettiva
di CARNIA ACQUE. Sullo stato degli attuali acquedotti, Carpendo è stato
più sfumato ed evasivo nel senso che, ad una precisa domanda circa
la loro manutenzione e riparazione, non ha fornito risposte
precise. Carpenedo ha difeso dunque la sua creatura CARNIA ACQUE
e così pure hanno fatto il consigliere Troiero e l’ex sindaco
di Paluzza Maieron, che si è detto secjât che
il problema “acqua” sia stato diffuso e dibattuto solo ora, dopo
anni dalla creazione di CARNIA ACQUE. L’attuale sindaco di Paluzza, Vezzi, ha
chiarito i termini burocratico-legislativi della questione soffermandosi
sulla situazione locale dei singoli comuni che non avrebbero la
forza necessaria per affrontare questa problematica nei prossimi
decenni. Sono seguiti altri minimi interventi del pubblico, aventi
più che altro carattere vivacemente polemico…
Barazzutti ha replicato a tutti, contento di essere un secjadôr, e
sostenendo che la informazione (finora del tutto assente) avrebbe dovuto
essere fatta dai politici locali e dagli amministratori comunali già da
tempo e non da un ormai privato cittadino quale lui ora è.
Ha voluto infine chiedere provocatoriamente: PERCHE’ dovremmo rinunciare alla nostra gestione per affidarci
ad una SpA? Ditemi cosa non va ora nella gestione dei nostri
acquedotti? Queste domande
sono rimaste senza risposta.
In vari ambienti pubblici della Carnia sono già presenti
i moduli da firmare per una PETIZIONE che chiede al
proprio Comune di non aderire a CARNIA ACQUE né ad altri gestori centralizzati.
Come puoi osservare, la Carnia sta attualmente dibattendo
e affrontando varie e complesse tematiche, di non sempre facile
ed univoca interpretazione, la cui soluzione impegna e condiziona
fin d’ora il futuro prossimo nostro e quello dei nostri figli e
nipoti…
alfen
23.
ARCO IN CIELO
Ancora sull’ elettrodotto
Il n. 8 (novembre 2005) del periodico “L’arco
in cielo” diretto da Franco Corleone, presenta un
ampio servizio sul PROBLEMA ELETTRODOTTO.
Innanzitutto chi è Franco
CORLEONE? Secondo il sindaco di Udine Cecotti, “è il consigliere provinciale con il
maggiore carisma”.
Di padre siciliano e madre carnica
(di Timau), Franco Corleone
vive solitamente a Firenze, ma, nelle occasioni importanti, è sempre
in Carnia, dove ha ristrutturato la casa materna, in cui si rifugia
appena può. E’ stato sottosegretario
alla Giustizia nei 5 anni del governo dell’ULVO 1996-2001
(con i ministeri Prodi, D’Alema e Amato). Attualmente è consigliere provinciale di Udine, eletto nella
lista Verdi-Colomba. Ha inventato questo periodico (che viene distribuito gratuitamente per posta: per richiederlo contatta
www.francocorleone.it) che si occupa prevalentemente dei
problemi ambientali della Carnia, ma non solo. Ha un unico difetto:
questo foglio viene stampato a Chieti, nonostante le nostre tipografie
locali richiedano sempre maggiore ossigeno…
“L’arco in cielo” si presenta con 4 facciate ed un
paginone centrale (che in questo n. 8 tratta del PROGETTO DI RECUPERO del CIMITERO STORICO di CLEULIS-TIMAU,
che prevede il ripristino delle strutture murarie e la ristrutturazione
di lapidi e vialetti, per farne un SITO DELLA MEMORIA. A tal proposito potresti consultare la recensione CIMITERI DI MONTAGNA, nel balcon dedicato
ai nostri libri).
Ma l’argomento che maggiormente attira
l’attenzione è ancora una volta quello relativo al problema ELETTRODOTTO.
Vi è innanzitutto un articolo di Marco
LEPRE (Legambiente)
che ripropone le varie problematiche già espresse durante l’ultima
infuocata assemblea di Paluzza. Lepre termina la sua lunga
analisi, in cui paragona la Carnia al Far West, invitando TUTTI
I COMITATI SPONTANEI sorti contro l’elettrodotto
(ai quali riconosce il merito
di aver per primi posto ed agitato il problema) ad UNIRSI e a darsi delle regole ed una struttura democratica,
credibile e rappresentativa di tutte le posizioni, al fine di
poter trattare da pari a pari con le Istituzioni democraticamente
elette.
Sotto un titolo (un po’ arrischiato)
che potrebbe ingenerare falsi allarmismi (istigazione ed apologia di reato), sono
invece raccolti due importanti
DOCUMENTI: il primo è quello stilato dalla COMUNITA’ MONTANA
DELLA CARNIA in cui, dopo una precisa e commentata analisi
del problema, si perviene alla conclusione finale, secondo la quale
occorre RIFIUTARE l’elettrodotto AEREO e
indirizzare gli sforzi verso una soluzione
di compromesso per l’elettrodotto interrato, anche se
l’articolista confuta anche quest’ultima soluzione, per i rischi
che tuttavia persisterebbero ugualmente elevati (campi magnetici
assai poco schermabili anche con l’interrato).
Il secondo documento è quello della Commissione
Provinciale Ambiente, riunita l’8 luglio scorso a
Tolmezzo, la cui conclusione è decisamente CONTRARIA
all’elettrodotto aereo (questo
documento però non è stato ancora approvato dal Consiglio Provinciale
di Udine).
Un terzo articolo tratta ancora dell’impatto ambientale-paesaggistico
che l’elettrodotto avrebbe sulle zone di passaggio, quasi tutte tutelate
o dai Beni Culturali (pievi S. Pietro e S. Floriano) o dagli Enti
ambientali (Lavareit, Rivoli Bianchi, palestra di roccia di Tolmezzo…).
Franco Corleone insomma, dopo aver
ampiamente presentato la posizione CONTRARIA di CMC e Provincia di Udine (alle quali
peraltro non era stato
ufficialmente richiesto un parere), invita la Regione FVG (neppure troppo velatamente)
ad assumere le proprie responsabilità in merito a questa
spinosa questione, stigmatizzando soprattutto la mancata approvazione
del Piano Energetico Regionale.
Ma c’è di più: proprio il 22
novembre scorso Franco Corleone, dopo aver pubblicamente
denunciato in Consiglio Provinciale il furtivo
e illegale posizionamento di numerosissimi picchetti sui fondi
privati in vari Comuni (interessati al passaggio
di questo fantomatico e inviso elettrodotto) da parte degli addetti
della Società Alpe Adria, è salito a Tolmezzo per fare un ESPOSTO
al Procuratore della Repubblica che ha così aperto
un’inchiesta, come da puntuale riscontro del
quotidiano locale (23.11.05).
24.
Elettrodotto:
cui prodest?
Gli
elettrodotti sotterranei ad alta ed anche altissima tensione
non sono una novità ma esistono da decenni; alcuni
esempi concreti, i più conosciuti da qualsiasi “addetto” ai
lavori: collegamento Italia-Corsica, collegamento Corsica-Sardegna
e collegamento Italia-Grecia.
Poi evitiamo di esporre dati e unità di misura se non se ne conoscono
il significato, si fanno solo brutte figure: 220kV è la tensione nominale
della linea, ed è una “costante”, una volta costruita; la
potenza (energia) trasportata è direttamente proporzionale alla corrente
che la linea è chiamata a trasportare; per semplificare, un indice della
tensione è il numero di isolatori in vetro e il franco sul terreno dei
conduttori, un indice della corrente trasportabile è la sezione dei
conduttori; in sostanza, tensione, corrente e potenza attiva sono
legate dalla semplice formuletta: P= 1,73*V*I*cos fi; in funzione della corrente
si ha la potenza trasportata; ad esempio, con V= 220000 Volt, I= 500 A (Ampere),
cos fi=1 P=190525 kW, 190,525 MW (Megawatt); L’energia è pari
alla potenza per il tempo; pertanto in un giorno l’energia trasportata
190525x24= 4572614 kwh, 4572,614 (Mwh).
Realizzando opere come queste (elettrodotto Wurmalch-Somplago, ndr),
non si delocalizzano le fabbriche, ma si delocalizza
la produzione di energia ossia, si delocalizzano i posti di lavoro degli addetti
a produrla. Poi, da non addetto ai lavori, mi chiedo se le
aziende proponenti non si servano di questo mezzo per spazzare via i concorrenti,
per crearsi una posizione chiamiamola “dominante” nei confronti
dei loro “colleghi” Italiani, che non hanno la fortuna di trovarsi
così vicini al confine; i concorrenti, si troverebbero infatti
in “casa” un impresa che potrebbe fare una politica commerciale
insostenibile da loro e questo non per merito, innovazione, sviluppo impegno
o inventiva ma perché di fatto usa regole che gli altri non possono
usare; ancora a maggior ragione, pertanto questi ultimi saranno costretti
a chiudere, perché in casa (l’Italia) ci sarebbe qualcuno
che già in partenza avrebbe un vantaggio assolutamente
incolmabile; è insomma un modo semplice per crescere sulla pelle dei
concorrenti che dovranno licenziare persone e chiuderanno; è come se
una azienda che vende e distribuisce carburanti o elettricità si collegasse
con la vicina Austria e Slovenia: con i prezzi che sarebbe in grado di proporre,
prima creerebbero una concorrenza sleale nei confronti
dei colleghi che non possono approfittare di una posizione di favore e poi
li costringerebbero a chiudere, rimanendo gli unici “attori” sul
mercato, diventando monopolisti del prodotto commercializzato; insomma
mi pare si cerchi la maniera più facile, immediata e senza fatica per
imporsi sul mercato, aggirando l’ostacolo e non cercando di affrontare
il problema nella sua globalità; proseguendo su questa strada a breve
ci si lamenterà anche che la forza lavoro costa il 30% più che
nei paesi dell’est e pertanto “importeremo” anche questa,
impoverendo il nostro paese, rendendolo più dipendente dagli altri.
E’ davvero strano che gli organi preposti a vigilare sulla concorrenza
non abbiano ancora espresso un loro parere, sarebbe il caso di sentire cosa
dicono, magari chiedendo anche in Europa: forse è su questo punto che
bisogna lavorare.
Per quanto riguarda poi i 2000 posti di lavoro
che verrebbero crearti con stabilimenti in Carnia, sarebbe
opportuno procedere al contrario per evitare sorprese: prima facciamo
gli stabilimenti e i 2000 contratti a tempo indeterminato e successivamente,
mantenuti gli impegni, tutti saranno più disponibili, sempre
che questi 2000 posti non debbano andare a compensare gli altrettanti
persi nell’ eventuale chiusura di qualche centrale, visto il
surplus nella produzione di energia che si avrebbe in regione, e, soprattutto,
nel turismo che è l’unica risorsa efficace per mantenere il presidio
sul territorio a tutela e salvaguardia dello stesso.
Altra novità da leggere sul giornale Finanza e Mercati del
23 e 24 novembre2005: i due articoli dell’importante giornale economico
Italiano, evidenziano che l’Italia ha aumentato
la produzione interna di energia elettrica, tanto che in talune fasce orarie,
addirittura la vende sul mercato Francese; da quanto si legge infatti, i
prezzi nel nostro paese negli ultimi tempi sono aumentati molto ma molto meno
che nel resto dell’Europa, tanto da portarci ad esportare in paesi dove
notoriamente costava molto meno che in Italia. Alla luce di queste novità, mi
chiedo se gli elettrodotti servano veramente; inoltre leggo con stupore
che una società ha in progetto un elettrodotto sotterraneo a 220kV,
solo pochi mesi dopo che le ditte proponenti gli elettrodotti aerei davano
l’opera come tecnicamente irrealizzabile; è incredibile come si
evolva la tecnica e come si allunghi il naso di coloro che credono di manipolare
la gente dando informazioni che, alla luce di questa novità, sono palesemente false;
chissà quali altre “bugie “ ci hanno detto e quali altre
verità tengono nascoste.
Ledanâr
(tratto dal Forum)
25.
16 dicembre 2005:
LA CARNIA S'E' DESTA!
Una
giornata davvero straordinaria e indimenticabile! Un
evento che resterà nella storia recente di Carnia: non
si erano mai viste tante persone (più di mille: giovani,
vecchi, donne, anziani) scendere in piazza per una manifestazione
civile, composta, pacifica, ordinata, condivisa, altamente
valorizzata dalla presenza silenziosa di molti parroci (non
tutti) e molti sindaci (non tutti) di Carnia.
- Alle ore 20, sulla piazza del Duomo di Tolmezzo, davanti
ad una folla di centinaia e centinania di persone infreddolite, ha dato avvio
alla fiaccolata il parroco di Tolmezzo, don Angelo Zanello,
che ha rivolto una lunga prolusione ai convenuti, incentrata su due motivi
fondamentali: il "problema elettrodotto" (ormai
da tutti conosciuto) e il "problema ospedale" (pressochè ignorato
dai più), sollecitando ancora una volta la Regione FVG a prendere coscienza
delle problematiche della Montagna. Striscioni e cartelli di protesta
punteggiavano la piazza: ironici, arrabbiati, scherzosamente minacciosi...
- Giunti all'Auditorium, i manifestanti (moltissimi sono rimasti
in piedi, moltissimi seduti a terra, moltissimi fuori...) hanno riservato un
primo calorosissimo applauso al maestro Giovanni Canciani,
il quale ha paragonato le odierne incursioni "del progresso" nel
nostro territorio alle incursioni barbariche del passato che, stavolta da sud,
vorrebbero deturpare per un' ennesima volta la Carnia. NO
a questi nuovi barbari! ha urlato Canciani, la
nostra è una battaglia di civiltà! Il maestro
ha poi accompagnato all'organo il suo Inno della Carnia "Carnorum
Regio", eseguito da un nutrito e assortito coro di carnici diretto
da Daniel Prozhaska ed attentamente ascoltato in piedi da tutta l'assemblea,
in un rigoroso partecipato e commosso silenzio.
- Il moderatore Ezio Gosgnach (direttore del settimanale Vita
Cattolica) ha dato poi il via alle relazioni, la prima delle quali è stata
quella di Michela Mecchia di Zuglio, che ha delineato i tratti
tecnici salienti dell'elettrodotto Würmlach-Somplago (di 220 kV) e di
tutte le sue eventuali e possibili ricadute negative sul territorio.
Il presidente della CMC, Lino Not (Margherita), ha letto una
relazione, approntata e condivisa da tutti i sindaci di Carnia, nella quale
si esprime il netto dissenso per un elettrodotto aereo mentre
si mostra chiara apertura per quello interrato. In tutto questo la Regione
FVG è l'unica responsabile (ha sottolineato Not) perchè la legge
Marzano è stata modificata proprio in quel preciso punto: non più l'ambiguo "sentito
il parere (non vincolante) della Regione" ma il chiarissimo "d'intesa (vincolante) con
la Regione" che significa che la Regione FVG
ha la piena e unica responsabilità nella realizzazione di quest'opera.
Ha poi preso la parola Katia Ariis di Raveo, la quale ha presentato
il problema della cava di gesso di Raveo che
sta suscitando aspri dissensi in quella valle e che vede ancora una volta la
Regione FVG (in)spiegabilmente schierata sul fronte opposto.
Nel frattempo è giunto l'arcivescovo di Udine, il carnico mons. Pietro
Brollo, il quale ha rivolto un frettoloso cenno di saluto all'assemblea
riprendendo la critica al macchiavellico "il fine giustifica i mezzi" e
riesumando lo stantio e ormai logoro "grido di dolore" che dura fin
dall'Epifania del 1987 (vedi a questo proposito nel nostro archivio la
sezione CONVEGNO DELLA MONTAGNA 2000), andandosene poi subito verso altri
più importanti impegni.
E' stata quindi la volta del sindaco di Cividale, Attilio Vuga,
il cui accalorato e coinvolgente intervento ha catturato il consenso e il lunghissimo
applauso del pubblico (il più lungo e convinto applauso della serata);
Vuga, dopo aver rivelato di essere per metà carnico (la mamma è di
Rigolato), ha sunteggiato le analoghe problematiche che sussistono anche per
le Valli del Natisone (interessate al passaggio di un mega-elettrodotto dalla
Slovenia di ben 380 kV), accusando duramente la Regione FVG
(in particolare l'assessore Sonego) di gestire questi progetti in maniera
nascosta, lontano dalla gente e quasi sempre contro la gente; "...
ed i politici locali - ha infine aggiunto Vuga - se vedono questa straordinaria
partecipazione della gente come stasera, saranno costretti a venire dietro: o per
paura o per convenienza".
Sono quindi seguiti i brevi interventi dei rappresentanti dei vari Comitati
locali: Renato Garibaldi (Cercivento) ha svolto un breve ed
accorato invito a tutti i carnici affinchè lascino da parte per un attimo
ogni appartenenza politica mantenendo e valorizzando solo quella "carnica";
ha concluso: "Il nostro saluto è MANDI
non COMANDI!".
Francesco Maieron (Paluzza) ha puntigliosamente ricordato la primogenitura
del suo Comitato nella lotta contro l'elettrodotto, si è polemicamente
meravigliato di una nuova raccolta di firme (dopo che erano già state
presentate oltre 1000 nei mesi scorsi) ed ha infine onestamente stigmatizzato
il comportamento della regione FVG che non ha finora mai voluto
ricevere i rappresentanti dei Comitati spontanei.
Hanno preso poi la parola i rappresentanti di altri Comitati (Moggio, Torviscosa,
Valli del Natisone...) i quali hanno espresso unanime solidarietà alla
Carnia invitandola a tenere duro ed esponendo altri aspetti del problema.
Franceschino Barazzutti (Ambientalista Verdi-Colomba ed ex consigliere
regionale PDUP) ha catalizzato ed elettrizzato l'assemblea con un accorato
e pungente intervento: ha paragonato l'attuale Giunta Regionale di Illy al farc (talpa)
che lavora sotto terra all'insaputa di tutti ed ogni tanto manda qualche segnale
di sè in superficie mediante piccoli e casuali cumuli di terriccio (metafora
della trasparenza con cui è stato divulgato il progetto); ha paragonato
gli attuali consiglieri regionali della Carnia (Petris- DS, Della Pietra-
DS, Marsilio- Margherita, Martini- Margherita, sempre assenti a tutte le manifestazioni ed
ai quali avrebbe voluto regalare una introvabile copia de "I promessi
sposi") a dei Don Abbondio e
li ha duramente invitati a diventare dei fra'
Cristoforo: "occorre stare con la gente e non dalla parte del potere" ha
più volte sottolineato. "Sarà dura, occorrerà resistere
e tener testa, non illudiamoci di aver vinto, i poteri forti sono fortissimi...
questo elettrodotto battezziamolo PITTINFANTONILLY".
Marco Lepre (Legambiente) ha applaudito a questa
straordinaria manifestazione, esaltando la finalmente raggiunta
concordia trasversale da lui tanto auspicata ancora mesi fa a
Paluzza ed ha criticato, numeri alla mano, recenti articoli apparsi
sulla stampa locale in cui si esaltava la ricaduta occupazionale
(2000 posti per la Carnia, cifra mai raggiunta nei 40 anni di
storia della regione FVG) con la realizzazione di questo fantomatico
elettrodotto.
Mario Gollino, presidente del Comitato per la Provincia
della Carnia, ha letto un breve documento in
cui rimarca ancora una volta l'assoluta necessità di un
Ente democratico di primo livello e di elevato peso specifico,
quale sarebbe la Provincia della Carnia, per riuscire a tutelare
adeguatamente questa Terra ed i suoi abitanti.
Tassotti (Italia Nostra) ha illustrato la legislazione
europea in materia di energia, cui si è adeguata quella
italiana, ed ha sollecitato a perseguire anche tutti i cavilli
legali possibili per ostacolare questo elettrodotto, invitando
i sindaci di Carnia, qualora questa opera malauguratamente si
realizzasse, a restituire in massa la fascia tricolore al Prefetto.
Tra il pubblico vi è stato chi ha subito sollecitato invece
le immediate dimissioni dei 4 consiglieri regionali di Carnia.
Ulteriori interventi hanno sottolineato altri fondamentali aspetti, che smentiscono
il luogo comune, secondo cui la Carnia sarebbe contro il progresso e contro
lo sviluppo:
Una
situazione di surplus energetico
regionale, si verificherà nel 2006, quando
entrerà in funzione la megacentrale di Torviscosa,
che creerà un eccesso energetico in FVG di circa
il 24%. Che se ne farà? A chi verrà venduto? |
Attualmente
la Slovenia è in lieve eccesso energetico ma
a breve, con il suo ritmo di industrializzazione, sarà ben
presto carente: sarà allora il FVG
a vendere energia alla Slovenia? |
L'Austria è ora
in pareggio energetico e importa energia dalla Francia
e dalla Germania che sta denazionalizzando le sue centrali
nucleari, ma molto presto andrà in deficit:
il FVG venderà energia
anche all'Austria? |
- anche
l'unico comune austriaco interessato al passaggio di quest'opera, Mauthen,
ha già detto NO all'elettrodotto Würmlach-Somplago sia
aereo che interrato, ed ha inviato il relativo documento
di formale contrarietà il 9.11.05 per conoscenza anche
alla nostra CMC.
- non esiste alcun paragone o similitudine tra la TAV
in val di Susa (interesse pubblico di respiro europeo)
e l'elettrodotto Pittini-Fantoni (interesse esclusivamente privato).
L'interesse privato di Pittini e Fantoni appare fin troppo scopertamente scandaloso
per suscitare simpatie o approvazione. Molti stanno facendo i conti in tasca
a costoro, giungendo a conclusioni ragionieristiche da capogiro, favorevoli
ai due imprenditori, abilissimi nel saper far coincidere
l'interesse pubblico con il proprio e a contrabbandarlo poi come pubblico
tout court.
- non si possono usare i posti di lavoro, i lavoratori e gli operai come scudi
umani per difendere interessi e privilegi di parte e personalissimi.
Non è eticamente accettabile nè socialmente utile.
- se davvero Pittini e Fantoni hanno necessità di energia a basso costo
per stare sul mercato e salvaguardare i posti di lavoro, perchè la Regione
FVG non adotta il sistema delle tessere-benzina,
garantendo uno sconto specifico sulla bolletta per queste realtà industriali
sommamente energivore? Addendum: lo sconto-benzina in
Carnia è offensivamente irrisorio rispetto alla collina, alla pianura
ed alla fascia confinaria slovena di TS e GO.
- la cittadina di Carnia, come si è defintita Nives Granzotti,
ha posto una domanda che aleggia da tempo in tutte queste assemblee: Dove
sono i nostri rappresentanti eletti? perchè non hanno la dignità ed
il coraggio di venire a farsi vedere e sentire le nostre ragioni?
- chiamato direttamente in causa dai vari interventi precedenti, è salito
infine sul palco, accompagnato da un lungo e sommesso buhh di disapprovazione,
l'unico coraggioso consigliere regionale stavolta presente, Martini (margherita),
il quale ha giustificato la sua lunga assenza politica di questi mesi con uno
stato di malattia importante. Ha quindi svolto un breve intervento, criptico
e a tratti involuto, in cui, dando per scontati i benefici di questo elettrodotto,
ha invitato genericamente a studiare il Piemonte come
laboratorio positivo in cui la gente avrebbe accettato gli elettrodotti provenienti
dalla Francia senza grandi opposizioni: "perchè non approfondire
questo aspetto?" si è chiesto Martini, che ha poi lasciato il palco
accompagnato da un flebile e brevissimo applauso di incoraggiamento.
Il moderatore Gosgnach, al termine degli interventi, ha posto ai voti dell'assemblea
il documento collettivo approntato dai Comitati,
che è stato unanimemente approvato con un lungo e scrosciante applauso
finale, con il quale si è chiuso questo evento che segnerà un'altra
tappa memorabile nella storia recente di Carnia, che purtroppo non è ancora
perfettamente coesa attorno ad un progetto ed ideale comune, come inaspettatamente
dimostra la stampa locale del 17.12.05 che, nella medesima pagina che riporta
la cronaca della manifestazione del 16 dicembre, concede un ampio spazio alle
dichiarazioni dell' unico
prete in Carnia (ma non di Carnia) che si dichiara favorevole
all'elettrodotto: don Giorgio, cacciatore e parroco di Sutrio,
uno dei paesi maggiormente danneggiati dal passaggio dell'elettrodotto e, guarda
caso, il paese dell'assessore regionale alla Montagna, Enzo Marsilio,
la cui posizione e azione politica nei confronti di quest'opera è ben
nota a tutti i carnici.
Alfen
26.
16.12.05:
IO C’ERO
Venerdì
16 dicembre 2005, c’ero anch’io all’Auditorium di Tolmezzo
dove si concludeva la fiaccolata contro l’elettrodotto Wurmlach-
Somplago e la cava di gesso di Raveo.
La partecipazione della gente è stata superiore
ad ogni previsione e, per quanto possa sembrare retorico, commovente.
Dopo le delusioni del referendum sulla provincia, è stato straordinario
riscontrare la voglia di stare insieme per farsi sentire e solidarizzare contro i poteri forti, quelli che decidono
al di sopra delle nostre teste
In margine agli interventi ed alle cronache che di questo evento si sono
fatte, mi sono sorte alcune riflessioni e domande che
elenco senza alcuna intenzione di approfondire.
1. Perché si è dimenticato l’enorme
lavoro che è stato svolto dal gruppo di giovani carnici che, liberi da condizionamenti politici e partitici, da mesi e con la
costanza di missionari, hanno incontrato varie comunità e spiegato
le ragioni di questa forte opposizione all’elettrodotto? Sembrerebbe
che il successo sia invece dipeso dai preti delle foranie della Carnia! come lascerebbe intendere il quotidiano locale (appartenente
al Gruppo Espresso-Repubblica), che, sponsorizzato dai poteri forti, tenta
così di depistare il lettore verso altri target, distogliendo l'attenzione
dal motivo principale e unico di questa manifestazione: l'elettrodotto
e la cava di Raveo. Ma li conoscete questi preti? Anche
quello di Sutrio che, in spregio al comune sentire, anzichè
starsene zitto, conquista un pezzo di cronaca per sostenere l’insostenibile:
che questo elettrodotto s'ha da fare?
2. Le prime due relatrici sono state due giovani
donne della Carnia. Fatto davvero singolare e significativo: la Carnia non è più quella di Maria Zef!
3. Perchè l’arcidiacono di Tolmezzo (non arcidiacono della Carnia, come lo definisce un giornale
locale) si cimenta in una analisi socio-economica che, oltre ad essere
prolissa, anzichè entusiasmare finisce per diffondere il panico circa il futuro dell’ospedale, con un terrorismo
psicologico a tratti totalmente gratuito, lanciando notizie
non ancora verificabili e soprattutto prive delle necessarie e indispensabili
glosse tecniche?
4. Tutti, dal clero ai politici, parlano di bene
comune, difendono le loro scelte, sostenendo che sono
mosse dal desiderio di realizzare il “bene comune”. Nessuno
che si cimenti a spiegarci che cosa sia questo “bene
comune” e come questo possa essere chiamato in causa, per giustificare
l’alta velocità, in val di Susa, che interessa l’intera nazione e, parimenti, l’elettrodotto o la cava
di Raveo che interessano esclusivamente alcuni privati?
5. L’ingresso dell’arcivescovo in auditorio, l’altra sera, non è stato salutato
da una "ovazione da stadio", come ha titolato sempre
lo stesso giornale locale, ma da un rispettoso applauso, nè il
suo intervento può essere considerato fra i più illuminanti
della serata. Ha detto delle cose ovvie come
quella che il fine non giustifica i mezzi (anche se ha
trascurato di dire che neppure il fine era stavolta propriamente
legittimo o auspicabile o giustificabile) o che le decisioni non possono
essere prese sopra la testa delle persone ed altre come
il “grido di dolore”
che richiama, ormai dal 1987, sempre la stessa situazione di una Carnia
disperata e piangente, che trova solo ascolti e pochissime pratiche decisioni.
Mi è sembrato poi addirittura impertinente che l’Arcivescovo
fosse introdotto sul palco dei relatori mentre una giovane illustrava
i problemi della cava di gesso e ancor di più che subito se
ne sia andato senza fermarsi ad ascoltare nè i
relatori ufficiali né, soprattutto, quel famoso “grido”
che la gente comune ha fatto chiaramente udire, quando lui non c’era
più. Ebbene questo nostro arcivescovo, se dal presidente della
comunità montana poteva anche non apprendere alcuna novità,
dal sindaco di Cividale avrebbe forse imparato come si può parlare
con il cuore ed entrare in sintonia con la gente.
6. Certe bandiere mi hanno dato fastidio
come, ripeto, mi ha dato fastidio questo modo
clericale di impadronirsi della scena. Se
la chiesa carnica, che ha volutamente dimenticato Zuglio per sfoggiare
ed esibirsi a san Floriano, ritiene di avere tanta credibile autorevolezza
e considerazione, si metta in politica. Si faccia carico
del desiderio di autonomia (anche di quella ecclesiastica, però: DIOCESI DI ZUGLIO)
che è forte, anche se latente, e si metta a capo di un movimento
trasversale che ci consenta di contare come auspicava anche il nostro
arcivescovo. Limitarsi a dire ed a fare convegni per affermare che “vivere
in montagna si può” , come sostenemmo già
più volte, non serve che a scrivere qualche libro o a lanciare
qualche nuovo slogan come il “dare gambe alla speranza”!
7. Eloquente la quasi totale assenza dei
politici di rango e di razza. Capisco, anche se non lo
giustifico, che qualcuno (gli ignavi) abbia preferito starsene a casa
piuttosto che venire a farsi fischiare, ma almeno quelli che hanno dato
il loro contributo contro la realizzazione dei progetti contestati, potevano
presenziare. Così come mi ha un po’ indispettito l’assenza
della fascia tricolore sulle
spalle dei sindaci presenti: PERCHE’ non l’hanno indossata?
Se non lo fanno in queste sacrosante occasioni squisitamente popolari
e davvero rappresentative, quando?
Questa indimenticabile serata ha dimostrato che esiste, oltre alle
tante energie che fanno girare il motore del mondo, un’altra importante
energia che è quella delle teste
che pensano. Mi riferisco in particolare alle tante teste
dei giovani che hanno capito che solo questo tipo di energia, libera da
orpelli di qualsiasi genere, potrà contribuire a salvare
la Carnia e la sua gente.
Marino Plazzotta
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Coro
durante l'esecuzione dell'Inno della Carnia |
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Maestro
Giovanni Canciani con Renato Garibaldi (Presidente comitato)
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Arcivescovo
Mons. Pietro Brollo
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Sindaco
di Cividale dott. Attilio Vuga |
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Franceschino
Barazzutti già consigliere regionale |
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27.
Sit In in CMC
per attendere Sonego & Pittini-Fantoni
Il 23
dicembre 05, oltre un centinaio di persone (gli
irriducibili), armate di strisiconi, fischietti, crasules
e tamburi, hanno atteso al freddo per oltre un' ora, nel portico
della CMC a Tolmezzo, l'arrivo dell'assessore regionale Sonego
e dei due imprenditori Pittini e Fantoni, il cui scopo era
quello di incontrare i sindaci di Carnia e la CMC per fare il punto
e discutere (finalmente e per la prima volta!) sul
problema specifico dell'elettrodotto Würmalch-Somplago.
Nell'attesa, i convenuti (in massima parte giovani) hanno
ingannato il tempo ed attirato l'attenzione dei passanti con canti e brevi
interventi volanti dei presenti, intercalati da vivaci slogan: "Tutta
la gente deve cantare... l'elettrodotto non s'ha da fare!" e "Senza
se e senza ma, l'elettrodotto non si farà" e "Chi
non salta, con Pittini è"...
Finalmente alle 14,30 è arrivato l'assessore Sonego il
quale, trovandosi di fronte ad un imprevisto assembramento di carnici pacificamente
urlanti e per nulla intimoriti dal suo pomposo e scortato arrivo, non ha trovato
di meglio che spalancare un largo sorriso erga omnes e,
avvicinatosi ai più chiassosi, spudoratamente ed ipocritamente
ha dato la mano ad alcuni di loro, assolutamente impreparari ad un
tale gesto di pelosa e irrituale amicizia...
La delusione è stata manifesta quando, al
posto di Pittini e Fantoni, si sono presentati invece i loro emissari (Paolo
Felice per la Pittini e Tullio Bratta per la Fantoni): un tale fatto ha irritato
sia i manifestanti che soprattutto i sindaci, i quali intendevano proprio discutere
del problema con i diretti interessati (Pittini e Fantoni) e non con i loro
proconsoli.
I nuovi arrivati, sono così saliti ai piani alti della CMC, dove li
attendevano Not e Cortolezzis (per la CMC) ed i sindaci di Paluzza,
Cercivento, Sutrio, Arta, Zuglio, Tolmezzo, Cavazzo. Erano pure presenti, senza
diritto di parola, alcuni esponenti dei Comitati spontanei,
per la prima volta accettati al tavolo di questa cosidetta discussione, che
si è protratta a lungo, fino a sfiancare i manifestanti i quali, fuori
al freddo, continuanvano imperterriti a esibire i loro canti e la loro civilissima
rabbia, per essere stati, ancora una volta, tolets
pal cûl dai sorestants...
Verso le 16.30 è finalmente scesa una rappresentante dei Comitati, Michela
Mecchia, la quale ha informato i convenuti circa l'andamento di questo confronto
che, per la prima volta, aveva riunito attorno ad un medesimo tavolo le diverse
parti di questa non-trattativa simile piuttosto un diktat.
Ecco in sintesi il risultato di questa deludentissima riunione:
1. La Regione FVG (per bocca
dell'assessore Sonego) e gli imprenditori Pittini e Fantoni (per
bocca dei loro due delegati) ribadiscono che si
dovrà fare l'ELETTRODOTTO AEREO, escludendo a priori
quello INTERRATO, la cui fattibilità non risulterebbe possibile. Si
potrà comunque ragionare ulteriormente, quando il tecnico nominato
dalla regione (Lorenzo Fellin, professore ordinario di Impianti Elettrici
all'Università di Padova) si incontrerà con le parti.
2. La CMC ed i sindaci di Carnia ribadiscono
il loro convinto NO all'ELETTRODOTTO AEREO,
lasciando invece aperta la possibilità per uno interrato, sul quale
si potrà discutere e a tale scopo hanno nominato un loro esperto,
Claudio Barbesino (ex videdirettore generale dell'ENEL), il quale dovrà approfondire
tutta la questione con le varie parti in causa, sostenendo preferibilmente
l'ipotesi della CMC e dei sindaci.
3. I Comitati non hanno potuto aprire
bocca.
4. I
consiglieri regionali di Carnia non hanno detto nulla perchè erano
ASSENTI. Erano stati invitati? Non lo erano? Poco importa:
tutti sapevano, se non altro perchè fanno parte della medesima maggioranza
dell'assessore Sonego! E dire che sono i "rappresentanti" della
gente di Carnia. Di questa gente che non è più rappresentata
da alcuno, se non dai Sindaci, ai quali non resterà, nella
peggiore delle ipotesi, che una estrema azione in difesa della Carnia: le DIMISSIONI
IN BLOCCO, come ha sollecitato anche Roberto De Prato,
di Ravascletto, sempre presente sulla sua carrozzina (e stavolta anche imbavagliato)
a tutte queste civilissime e importanti manifestazioni in difesa di Carnia. Dimissioni che
moltissimi invece ormai reclamano a gran voce per i "nostri" consiglieri
regionali, sempre più incapaci di sintonizzarsi con la gente
e sempre più condizionati dal proprio partito di riferimento, da Illy
e dai suoi amici imprenditori.
|
|
Assessore
Sonego discute con i Carnici al suo arrivo in CMC il 23 dicembre 2005 |
Nel frattempo (24.12.05) sulla stampa locale (che
fa parte del Gruppo Espresso-Repubblica) riaffiora flebile e incerta
la voce di chi
ha finora troppo taciuto, il carnico Renzo TONDO (FI),
contrario perfino alla Provincia della Carnia, il quale accusa ora la Giunta
Illy di aver "...autorizzato il sistema privato
alla realizzazione dell'elettrodotto in virtù di un impegno elettorale
assunto dallo stesso Illy il quale si è ben guardato dall'informare
la comunità della Carnia. La Giunta regionale ha già deliberato
in tale senso, ed è bene che si sappia!". L'attuale
assessore Sonego (sul medesimo quotidiano locale) non perde
tempo a ribattere a Tondo e puntigliosamente gli ricorda le due precedenti
deliberazioni della stessa Giunta Tondo (centrodestra), in data 26.10.2001
n° 3704 e in data 28.03.2002 n° 983, nelle
quali si ribadisce l'interesse della Regione FVg all'elettrodotto
ed allle sue ricadute economiche sul territorio. Le altre due deliberazioni
della Giunta Illy (centrosinistra), in data 26.09.2003 n° 2912
e in data 28.11.2003 n° 3793, non fanno altro che ricalcare
gli intenti di massima della precedente Giunta Tondo, il quale oggi vorrebbe
quasi
dissociarsi da un tale pasticcio da lui stesso avviato.
Tutte queste 4 delibere (2 di centrodestra e 2 di centrosinistra),
pur trattando con eguale attenzione questo problema dell'elettrodotto, non
hanno approvato o autorizzato ancora nessun progetto di elettrodotto.
Questa tristissima conclusione del primo tavolo di pseudo-trattativa
allestito dalla Regione FVG di Illy, denota ancora una volta, se mai
ce ne fosse bisogno, che il DISPREZZO PER LA
GENTE ED IL SUO HABITAT è sommo negli arroganti palazzi
felpati triestini. Con buona pace di coloro che continuano
a professare e a credere in una propria superiore moralità pubblica
e diversa eticità politica.
A margine di questa ennesima manifestazione, occorre purtroppo segnalare tre
aspetti negativi rilevati sul versante contrario all'elettrodotto:
a. I sindaci presenti all'incontro
con l'assessore Sonego erano solo 7 (=
quelli interessati al passaggio dell'elettrodotto) mentre gli altri 21
erano assenti. Ciò non va bene: occorre che la Carnia sia
rappresentata da TUTTI I 28 SINDACI, sia per
esprimere maggiore autorevolezza nelle trattative, sia per dimostrare che
i problemi di una Valle sono problemi di tutta la Carnia.
b. E' riemersa una ambigua
proposta (peraltro già ventilata da Mario Gollino nella manifestazione
del 16.12.05) secondo la quale sarebbe opportuno che fosse la
Carnia a costruirsi un proprio elettrodotto, in maniera che
le ricadute benefiche (quali? sconto luce?) restassero in loco. Quasi che
un elettrodotto fosse cattivo se costruito da Pittini e Fantoni per i loro
scopi e diventasse invece buono se costruito da altri con altri soldi.
Francamente questo progetto suscita più di una perplessità,
se non altro perchè la Carnia (deindustrializzata nel suo territorio
e disidratata nei suoi fiumi e torrenti) non lamenta certo carenza energetica,
a meno che non si preveda per essa un prossimo intenso periodo di industrializzazione
spinta (?) ma tutto ciò appartiene al campo onirico.
c. L'apertura
di Sindaci e CMC per un elettrodotto interrato lascia
assai perplessi, considerando la globale dannosità, seppure meno visibile,
del manufatto interrato, che in molti punti attraverserebbe anche centri
abitati. Moltissimi (la stragrande maggioranza dei carnici) RIFIUTANO
QUALSIASI TIPO DI ELETTRODOTTO, temendo fortemente l'impatto ambientale
e salutistico di cui nulla si dice o si scrive.
A fronte di tutte queste considerazioni, si sta facendo strada il fondato
dubbio che "i protettori" di Carnia abbiano già inoculato
il loro veleno nei gangli vitali della nostra
Comunità e che tale letale veleno si stia già lentamente diffondendo,
per raggiungere ben presto lo scopo finale voluto: la riproposizione di quella
deleteria divisione tra i carnici che
ha sempre storicamente permesso agli altri di dominare e sfruttare indisturbati
questa Terra, fino a renderla colonia, romana triestina o udinese che sia.
Alfen
28.
Un
elettrodotto per la Carnia
Arta
Terme, 28 dicembre 2005
Anche
il Comitato per la Provincia della
Carnia, presieduto da Mario Gollino,
ha patrocinato un incontro politico (presenti tra gli altri Saro,
Not e Corleone) che si è svolto mercoledì 28
dicembre 05 presso l'Hotel Gardel di Piano Arta, tutto incentrato
sulla problematica dell' ELETTRODOTTO che
ormai da oltre un anno suscita il vivo e preoccupato interesse dei
Carnici. Hanno partecipato alcuni esponenti politici locali e molti
degli aderenti al Comitato. La sintesi di questo incontro ci viene
inviata da Carlo Cimenti,
membro attivo del Comitato:
Da anni parliamo della necessità di un riequilibrio socio-economico,
abbiamo quantificato il “differenziale“ del vivere in montagna
con una penalizzazione del 8%, lo ha confermato
l’Università di Udine, che, approfondendo il problema, ha diviso
la montagna in 3 fasce: alta, media e fondo valle, ed ha indicato
per la alta addirittura un -33%,per
poi decrescere fino al fondo valle (consulta a tal proposito il n 22 del POLS
DA CJARGNE, ndr).
Però l’ESL (equivalente
di sovvenzione lorda) in montagna è come
in pianura e minore di GO e TS. Perché dunque intraprendere
attività in montagna? Chi e cosa può operare per il riequilibrio?
Una detassazione come avviene in Austria ed in Svizzera. Ma
questo dipende da Roma.
Una ridistribuzione dei criteri dell’ESL regionali è strettamente
collegata con i fondi Comunitari (consulta a tal proposito il n. 18 del
balcon "CONVEGNO DIOCESANO DELLA MONTAGNA 2000" in archivio, ndr).
Qui si sente la mancanza della provincia regionale che
avrebbe delimitato una zona veramente omogenea. Una politica
della montagna con una vera guida che decida progetti, risorse e priorità.
Ma così non è o non hanno voluto che fosse.
Ora si presenta una grande occasione:
la liberalizzazione dell’importazione dell’ energia come
elemento di riequilibrio socio-economico.
E’ indubbio che i costi energetici in
montagna siano una delle penalizzazioni più grosse, sia per le famiglie
che per le attività. L’esempio della SECAB che
opera in alcuni comuni della valle del But è emblematico, è riuscita
a erogare energia a costi ridotti ed a distribuire utili di bilancio.
Allora il ragionamento da fare è questo: se questo
elettrodotto genera tanta ricchezza da permettere un ritorno del capitale investito
in 1-1,5 anni sull’aereo e 4-5 anni sull’interrato, visto che l’elettrodotto
attraversa la Carnia, è giusto e doveroso che il beneficio che genera
resti tutto o almeno in parte ai Carnici.
Come si può fare?
Chiunque può presentare un progetto di importazione di energia, ne deriva
che se il progetto viene presentato da soggetti locali la ricchezza che genera
resta in loco.
Chi potrebbero essere i soggetti locali?
In primis i produttori di energia carnici come la idroelettrica di Forni, la
Secab, altri privati e soprattutto la Comunità Montana della
Carnia nella duplice veste di produttore di energia e di Ente rappresentativo
degli interessi dei Carnici.
Questo nucleo iniziale deve poi essere allargato alle altre
attività produttive e commerciali ed anche alle famiglie, insomma una
sorta di azionariato diffuso.
Questo progetto potrebbe essere addirittura finanziato dal Fondo Montagna,
e si può anche ipotizzare un intervento dell’ Agemont.
E’ evidente che così il beneficio sarebbe
duplice: da un lato una riduzione generalizzata
dei costi energetici per famiglie ed attività produttive e
commerciali e dall’altro un guadagno dalla
vendita a terzi di tutta l’energia non consumata dal territorio.
Questi guadagni serviranno a promuovere e finanziare
lo sviluppo del territorio innescando quel ciclo virtuoso che
tutti noi aspettiamo da anni.
Certo non è facile. Accenno ad alcuni dei problemi :
* tempi ristretti
* mettere assieme tutti gli interessati per la costituzione
della società
* ricerca dei finanziamenti,
* composizione di uno staff tecnico
* ricerca del necessario sostegno “politico”.
Ma se ci crediamo, se restiamo uniti, se sapremo guardare all’essenziale,
possiamo farcela. Non dobbiamo perdere questa occasione, i cui punti fermi,
a nostro parere, sono i seguenti:
1. realizzazione di unico elettrodotto interrato
2. unico progetto partecipato da Enti Pubblici attraverso
Società create ad hoc e da un possibile azionariato diffuso sul
territorio montano.
3. garanzia di ricaduta degli utili sulle
popolazioni del territorio interessato come forma di detassazione del vivere
in montagna.
Comitât pa Province da Cjargne
Facciamo...
SALTARE l'elettrodotto! |
29.
Un
elettrodotto senza fine: manifestazione a Paluzza 13.11.2010
E siamo al 2010, anno di impensati ripensamenti e di strategiche ritirate, di rapide imboscate e di incredibili giravolte. A distanza di 5 anni dalle prime manifestazioni, l'annoso problema ELETTRODOTTO torna prepotentemente alla ribalta, riproponendo le stesse tematiche di 5 anni fa (vedi sopra) ma con attori nuovi (o riciclati) e comparse vecchie (dal sapiente restyling). A Illy è succeduto Tondo ma la prosopopea di fondo non è mutata, anzi se possibile accresciuta; i Comuni di Tolmezzo (centrodestra) e di Cavazzo (centrosinistra) un tempo decisamente contrari all'elettrodotto aereo, hanno entrambi inopinatamente cambiato parere e decisione, con immensa sorpresa e disappunto della Carnia intera... Insomma un gran rimescolamento di carte che ha innescato una reazione a catena, dapprima impercettibile e poi via via sempre più robusta e ampia, che si è concretizzata inizialmente in un sit-in al Consiglio Comunale di Tolmezzo e successivamente (13 novembre 2010) nella partecipata manifestazione di Cercivento-Paluzza, dove erano presenti oltre 2200 persone (la beneamata e ineffabile RAI3-Regione triestina ha parlato di 200 persone!) ad ascoltare vari oratori che si sono succeduti sul palco: da Renato Garibaldi a mons. Angelo Zanello di Tolmezzo, dal sindaco di Cercivento a quello di Paluzza, da Franceschino Barazzutti di Cavazzo al rappresentante carinziano. Nel prossimo futuro si prevedono ulteriori manifestazioni popolari a Tolmezzo e Cavazzo per sensibilizzare la gente di Carnia sulla spinosa questione che, lungi dall'aver trovato in questi lunghi anni una equa soluzione in grado di soddisfare i vari soggetti, si è ulteriormente e maledettamente complicata al punto che nessuno sa oggi prevederne l'esito.
Per le varie problematiche sollevate in questi ultimi anni, si vedano tutti gli esaustivi e puntuali precedenti interventi, raccolti in queste preziose pagine, che resteranno a futura memoria di Carnia.
Per quanto riguarda invece le ultime manifestazioni del 2010, è utile ed istruttivo visionare direttamente alcuni filmati
presenti in YouTube ElettrodottoCarnia.
30.
Nuova manifestazione a Tolmezzo, sabato 15 gennaio 2011
Sabato 15 gennaio 2011 alle ore 14 un lungo corteo (oltre 3000 persone, tra cui anche alcuni preti di Carnia e il precedente sindaco di centro-destra di Tolmezzo, Sergio Cuzzi) è partito dal ponte di Caneva e, attraverso le vie del capoluogo carnico, si è concentrato in piazza XX settembre, ammassandosi sotto il municipio, per fare sentire la voce di Carnia a quei carnici (presenti e assenti) che hanno inopinatamente cambiato idea sull'elettrodotto e lo baratterebbero volentieri per un piatto di lenticchie, neppure troppo saporite! Molti variopinti striscioni, molti eloquentissimi cartelli contrari alla realizzazione di questo elettrodotto, con un chiaro motivo sottotraccia: "Illy o Tondo: siete tutti uguali". Tre le lingue utilizzate: friulano, italiano, tedesco. Un tripudio di tantissime (e solo) bandiere con l'aquila gialla in campo blu, agitate da vecchi e bambini da donne e da giovani; nessuna bandiera di partito, pochissimo arcobaleno, nessuna verde, nessun sole che ride, nessuna colomba della pace...
Dopo il rituale inno di Mameli, vi è stata l'esecuzione dell'Inno della Carnia, del maestro Canciani, cantato non solo dal coro sul palco ma anche da centinaia di presenti: ciò indica una ulteriore presa di coscienza da parte di un popolo che in questo inno avverte un legame comune e profondo per affrontare insieme le prossime decisive sfide.
Renato Garibaldi, avvolto nel tricolore italiano (lui dice di essere discendente dell'eroe dei due mondi!) e a buon diritto motore della manifestazione, ha presentato i motivi salienti di questa straordinaria mobilitazione. Il prete Di Piazza, carnico di Tualis, ha svolto il primo intervento imprimendo a questa manifestazione un respiro più ampio e globale, attraverso richiami planetari e considerazione umane e sociali relativamente allo sfruttamento del Creato! Il sindaco di Mauthen, in perfetto italiano, ha poi spiegato che la politica carinziana (locale e regionale), dopo attenta valutazione del problema, è ora nettamente contraria a qualsiasi elettrodotto aereo ed ha caldamente invitato il governatore del FVG, Renzo Tondo (carnico di Tolmezzo!) a rivedere le proprie posizioni e farsi portavoce delle istanze vere e reali della Carnia e a non dare ascolto solo agli imprenditori friulani (il cui unico interesse è il businnes, ndr). Molti altri oratori si sono succeduti al microfono (l'"indisciplinato" consigliere regionale LN Enore Picco, la magnifica donna imprenditrice di Lauco Sonia Dionisio...), tra cui anche il medico Di Piazza che è intervenuto con alcune considerazioni generali, criticando tra l'altro l'atteggiamento della chiesa locale che preferirebbe "convegni in Duomo piuttosto che stare con la gente" (anche se in effetti l'arciprete di Tolmezzo, mons. Zanello, aveva personalmente già partecipato alla precedente manifestazione di Paluzza del 13.11.10, in qualità di oratore principale, con toni molto duri e determinati, ndr).
Una grande manifestazione dunque, civile e rumorosa, composta e multicolore, che ha catalizzato le menti ed i cuori più liberi di Carnia in difesa della quale tantissimi sono scesi dai monti o sono saliti dal piano, proprio per esprimere fisicamente una unità di intenti ed una comune visione per la soluzione di questo problema.
Una nota di colore: da una bifora del secondo piano del municipio, il sindaco di centro-destra di Tolmezzo osservava (perplesso?) la piazza colma di gente; nessuno sa cosa abbia pensato o detto a chi gli stava vicino. Un amico accanto mi ha allora suggerito: "Pare davvero una scena di altri tempi dove il signorotto locale, rinchiuso nel suo palazzo-castello, osserva dall'alto la plebe rumoreggiante che lo assedia!" Di certo non è stata una scelta felice nè opportuna la sua: meglio sarebbe stato che non si fosse fatto vedere dalla folla sottostante oppure, meglio ancora, avrebbe potuto (e dovuto) salire sul palco per esprimere le proprie considerazioni e quelle della sua Giunta sulla bontà di questo elettrodotto: è infatti perfettamente legittimo mutare opinione ma è altrettanto doveroso darne tempestiva e puntuale ragione.
Stavolta il servizio serale di RAI3Regione è stato decisamente migliore rispetto a quello realizzato per la manifestazione di Paluzza: è andato in onda come prima notizia del TGR; è stato corredato da due interviste volanti; ha mostrato (seppur velocemente) la piazza gremitissima; ha fatto vedere il sindaco Zearo spiare dietro la finestra della bifora del secondo piano del municipio; insomma mammaRai ha fatto un buon servizio, anche se il numero dei partecipanti è stato ancora una volta minimizzato ("oltre duemila persone" mentre la cifra reale va collocata tra 3000 e 4000).
Ci piace pensare che ogni famiglia di Carnia abbia inviato un suo "rappresentante"; possiamo forse quindi dire che la maggioranza della Carnia era presente in piazza a manifestare la propria contrarietà all'elettrodotto.
Per tutti questi motivi non è nè saggio nè prudente ignorare le attese del popolo di Carnia, specie da parte di coloro che sono stati qui eletti rappresentanti di questo stesso popolo, contro il quale non si può amministrare.
Per le IMMAGINI di questa manifestazione, cerca su YouTube "manifestazione tolmezzo elettrodotto 15 gennaio 2011"
31.
"Verso l'autosufficienza energetica dell'Alto But"
SECAB e Legambiente a Paluzza, 11.6.2011
Sabato 11 giugno 2011, presso la Sala Daniel di Paluzza, la SECAB, nel suo centenario di fondazione, oltre ad altre importanti manifestazioni, ha organizzato insieme a Legambiente, questo importante convegno in cui Nicole Del Linz ha presentato il suo singolare e documentatissimo analitico lavoro sulla possibile "Autosufficienza energetica dell'Alta Valle del But", autosufficienza che diverrà peraltro l'elemento centrale dello sviluppo moderno delle società attuali.
La relazione della giovanissima Del Linz è stata attentamente seguita dall'uditorio che ha osservato in silenzio le varie tabelle esplicative che comparivano sullo schermo e che sono state esemplarmente riportate nel fascicolo distribuito precedentemente ai presenti. Si tratta di un opuscolo molto ben congegnato che conduce per mano il lettore attraverso i diversi aspetti del problema energetico attuale.
Dopo la rivisitazione delle varie problematiche relative ai consumi (elettrici, termici, carburante), la relatrice è passata a trattare l'efficienza del possibile risparmio energetico attraverso le fonti rinnovabili (idroelettrico, solare termico e fotovoltaico, eolico, geotermico, biomassa) riservando all'idroelettrico e al biomassa la parte preponderante per la Carnia, ma non escludendo a priori la ottima possibilità di solare (specie nei momenti di maggiore insolazione, febbraio, quando vi è penuria di acque nei torrenti). Gli scenari di una possibile sufficienza energetica sono stati tratteggiati con molta convinzione, anche se concretamente sarà comunque assai difficile raggiungere un simile traguardo. Per il 2020 si sono posti degli obiettivi (20-20-20) che potrebbero essere facilmente centrati almeno nell'Alto But. A seguito della relazione, si è poi svolta una tavola rotonda che ha visto la puntuale presa di posizione di vari esponenti socio-politici i quali hanno via via enucleato alcuni punti particolari non sempre con esaustive argomentazioni. Vi è tuttavia da rimarcare un'aura di lieve utopia che comunque pareva aleggiasse sulla sala...
In effetti, dopo tanto discutere, l'unico risparmio possibile ed attuabile al momento è solo quello domestico mediante coibentazione (cappotto esterno delle abitazioni), serramenti a tenuta (vetri doppi-tripli alle finestre), solare termico (pannelli solari) che consentono risparmi fino al 35-40%. Tutto il resto (rinnovo parco autovetture, macchine elettriche, biomassa, eolico, fotovoltaico, geotermico...) rimane per ora solo un'ipotesi di lavoro o (per i più smaliziati, quorum ego) una pia (e politicamente redditizia) illusione.
L'esauriente fascicolo (di cui sono esemplificazione le tabelle soprariportate)
potrà essere richiesto alla SECAB-Paluzza.
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